IL FUTURO DEL CAFFE’ NEL FUORICASA

A diversi mesi dall’inizio della pandemia di Covid-19, numerose attività economiche legate al fuori casa stanno facendo i conti con la riduzione dei clienti e normative più restrittive per quel che riguarda spazi ed orari di apertura, con conseguente perdita di fatturato. Dopo una breve ripresa durante i mesi estivi, la situazione sembra ancora lontana da una vera ripartenza, e gli analisti prevedono che solo dalla primavera del 2021 si potranno valutare gli effetti complessivi e riprogrammare le attività.

In una visione più globale, gli effetti della crisi sanitaria ed economica potrebbero prolungarsi per tutto il prossimo anno in alcune aree del mondo, a causa delle differenti fasi di evoluzione della pandemia e delle diverse misure adottate dai governi per limitarne l’impatto.

Per quanto riguarda i consumi del caffè, sa da un alto la pandemia ha provocato il crollo di quelli fuori casa, dall’altro ha incrementato i consumi di caffè all’interno delle mura domestiche. In questi mesi, i dati registrano incrementi nelle vendite di caffè e macchine da caffè per uso casalingo. L’elemento interessante è la maggiore attenzione alla qualità e la richiesta di miscele selezionate con l’intento di riprodurre la qualità del caffè del bar.

Se, dunque, i primi risultati dei principali torrefattori non sono negativi, per gli operatori del fuori casa la situazione è totalmente diversa.

Nonostante gli adeguamenti alle normative in tema di distanziamento e sanificazione dei locali, le perdite sono state ingenti a causa del crollo del numero dei clienti. Bar, ristoranti, alberghi ma anche gli operatori del vending hanno registrato forti perdite. Molte piccole attività sono a rischio e si temono ricadute occupazionali per il settore.

Vediamo quali sono le tendenze elaborate da COFFEEBI sull’andamento dei consumi di caffè fuori casa nei principali paesi europei:

L’Europa rappresenta l’area più grande in termini di consumi di caffè fuori casa, seguita da Nord America ed Asia. Prima della pandemia, nel 2019, i consumi avevano registrato una crescita in valore del 2,1% contro il 3,8% del Nord America e il 7% dell’Asia.

Nel 2020 i consumi di caffè fuori casa in Europa registreranno un forte decremento (-56,1%).

Nel 2021 è prevista una crescita dovuta soprattutto alla ripresa delle attività nella seconda parte dell’anno ma, per ritornare ai valori precedenti la crisi, bisognerà attendere tutto il 2022.

Le perdite più rilevanti riguarderanno il consumo di caffè in ufficio (-61,8%) come effetto delle politiche di remote-working ampiamente adottate in molti paesi europei. Il consumo dell’HORECA è previsto in diminuzione del 48,3%. Perdite leggermente meno rilevanti della media sono previste in alcuni paesi del nord Europa, favoriti delle iniziali politiche meno restrittive adottate dai governi locali, mentre le perdite più rilevanti si registreranno nei paesi dell’est Europa.

Alla fine del 2020, in Italia si prevede un crollo medio dei consumi di caffè fuori casa del 45% in valore.

Rispetto ad altri principali paesi, per l’HORECA, peseranno di più le politiche iniziali molto restrittive che hanno portato alla completa chiusura delle attività per diversi mesi, mentre, il decremento dei consumi nell’ufficio sarà leggermente più contenuto rispetto alla media europea in Spagna, la diminuzione delle vendite di caffè sfiorerà il 50% mentre in Francia, le politiche iniziali più permissive in tema di chiusure ed orari hanno rallentato il decremento dei consumi HORECA. Sul trend annuale del fuori casa (-48,1%) impatterà maggiormente il crollo dei consumi in ufficio a causa del massiccio ricorso al lavoro in remoto da casa.

Il mercato del caffè in Germania rappresenta il più grande in Europa. Nel 2019, i consumi di caffè fuori casa avevano fatto registrare un incremento del 2,5% in valore, con risultati maggiori nel segmento ufficio. Nel 2020, la riduzione dei consumi è prevista al 41% in valore. La perdita sarà maggiore nel segmento ufficio a causa delle forti politiche di home-working adottate, mentre l’HORECA è stato leggermente favorito da normative regionali meno restrittive rispetto ad altri paesi ed anche dall’incremento delle vendite di caffè da asporto.

Nonostante l’incertezza legata alla “Brexit”, il mercato del caffè nel Regno Unito ha continuato a crescere fino al 2019 (+2.9% in valore). Nel 2020, si prevede che le restrizioni all’operatività di molte strutture causeranno una riduzione del consumo di caffè fuori casa del 42,7%. La perdita maggiore si registrerà negli uffici, mentre la diminuzione di vendite nell’HORECA sarà parzialmente mitigata dal largo utilizzo di caffè da asporto e dall’incremento dei servizi di consegna.

Sulla base delle tendenze previsionali, solo alla fine del 2022 i valori del consumo di caffè fuori casa dovrebbero tornare quelli precedenti la pandemia. Per gli operatori del settore, non è pensabile attendere quella data o confidare solo in interventi governativi perché potrebbe essere tardi. Indipendentemente dalla durata, la pandemia sta cambiando tempi e luoghi della pausa caffè e, come in ogni cambiamento, vi è la necessità di adattarsi e trovare nuove soluzioni.

Ogni cambiamento genera nuove opportunità per gli operatori che sapranno innovare, non solo in termini di prodotto ma soprattutto in servizi e modelli di business.

Nei prossimi anni si dovranno necessariamente considerare alcuni punti chiave:

  • le persone non berranno meno caffè di prima, ma berranno caffè in tempi e luoghi diversi;
  • bisognerà ripensare il modo con cui il caffè è stato servito fino ad ora;
  • bisognerà evitare affollamenti mantenendo elevati standard d’igiene.

Macro-cambiamenti potrebbero riguardare i luoghi di lavoro, con molte più persone che resteranno o preferiranno restare a lavorare in centri più piccoli invece di recarsi nei centri delle grandi città.

In questo caso, ad esempio, avrebbero un ruolo fondamentale i bar indipendenti o di zona che vedrebbero aumentare le opportunità. Bisognerà, però, innovare l’offerta, con prodotti di qualità per una clientela più esigente ed andrebbe valutata anche la possibilità di offrire un servizio di consegna, almeno all’interno di una zona predefinita.

Vi saranno opportunità per i produttori di macchine, che stanno già innovando, offrendo soluzioni “no-touch”, ma che potrebbero avvantaggiarsi dall’aumento dei micro punti di ristoro, offrendo nuove soluzioni ad-hoc. Si apriranno nuove opportunità per i “micro-market”, con l’offerta di pasti pronti, cibo e bevande proprio per le persone che lavorano da casa o in luoghi dove bar e mense sono poco presenti. Non esistono, dunque, soluzioni magiche o formule segrete per superare le crisi. Solo l’osservazione e l’ascolto del mercato possono aiutare a prendere decisioni per innovare ed affrontare le importanti sfide che ci attendono nel prossimo futuro.

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